mercoledì 10 ottobre 2012
Recensione de "I Malavoglia" – Giovanni Verga
I Malavoglia – Giovanni Verga
Titolo
I Malavoglia è il titolo del romanzo più conosciuto dello scrittore siciliano Giovanni Verga, pubblicato a Milano dall'editore Treves nel 1881.
Trama
Il romanzo "I Malavoglia" è un’opera che può considerarsi senza dubbio moderna per lo stile dell’autore. La trama è tutta nel succedersi di avvenimenti disastrosi che si abbattono, senza possibilità di essere evitati, sulla famiglia patriarcale di “padron’Ntoni”. Nella narrazione, Verga resta legato alla realtà, di cui cerca a volte di farsi giudice, riconoscendo nella cattiva sorte la responsabile dello sconvolgimento della vita di ogni singolo componente della famiglia.
Verga, nella prefazione del libro, parla proprio della rottura di un equilibrio dato dalla tradizione immobile e abitudinaria di una famiglia semplice a causa dell’irrompere della fiumana del progresso. Quando il giovane ‘Ntoni lascia il focolare domestico perché disgustato dalle condizioni estreme di un’esistenza il cui peso non riesce a sopportare, getta l’intera famiglia nel tormento, lasciando la sensazione che valori come la casa, la famiglia, l’onestà e l’onore, da sempre perseguiti, non abbiano più ragion d’esistere.
Quella de “I Malavoglia” è una realtà pessimistica, da cui Verga non tenta di distaccarsi. L’immagine della realtà mostrata dal romanzo è tale indipendentemente dal modo di esaminare gli avvenimenti e di pensare dell’autore. Il linguaggio dell’autore è quello dei personaggi che descrive, senza sovrapporre il suo pensiero da letterato al loro. E’ qui la potenza di questo romanzo verista, nell’autenticità dei personaggi, tale che, se essi esistessero davvero, non avrebbero potuto esser diversi da come son stati descritti.
A volte credo che sia un peccato che questo libro si debba leggere a scuola, perché è difficile apprezzare il valore di una lettura quando essa è imposta. Ed è triste pensare che un capolavoro come i Malavoglia sia incompreso o ignorato o maltrattato da giovani menti solo perché viene assegnato come compito a casa.
Sintesi
Il romanzo narra le vicende della famiglia Toscano, detta i Malavoglia, che abita il piccolo paese di Acitrezza da diverse generazioni. Il nucleo familiare di tipo patriarcale è composto, prima dal nonno, Padron ‘Ntoni, poi dal figlio Bastianazzo e dalla moglie Maruzza, detta la Longa ed infine dai nipoti: ‘Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia. Le uniche ricchezze della famiglia sono, la “casa del nespolo” , da loro abitata, e la barca chiamata “Provvidenza”, unica fonte di reddito. Le disgrazie dei Malavoglia, cominciano con la partenza alle armi di ‘Ntoni, che determina la mancanza di due forti braccia per il lavoro della “Provvidenza” . Per colmare le difficoltà economiche, Padron ‘Ntoni si convince ad acquistare a credito un carico di lupini che, mediante la Provvidenza, deve far giungere a Riposto. Ma, a causa di una violenta tempesta, la Provvidenza naufraga, va perduto il carico di lupini e con esso anche la vita di Bastianazzo. La famiglia Malavoglia è sconvolta dal dolore, ma non si rassegna e per far fronte al debito dei lupini decide di lavorare per Padron Cipolla. Dopo il rientro di ‘Ntoni, questa volta è Luca a intraprendere il servizio di leva, ma con risvolti tragici, poiché morirà nella battaglia di Lissa. La famiglia è di nuovo in ginocchio , anche perché gli viene sottratta a causa dei debiti la casa del nespolo e per porre rimedio alle precarie condizioni economiche, è costretta a vendere la barca, da poco pronta per il mare. Nonostante il dolore enorme di Padron ‘Ntoni, è ‘Ntoni ad incrementarlo ancora di più. Egli, infatti, mira a ben altra vita da quella che per lui, invece, riserva la tradizione di famiglia. Ma le sue ambizioni vengono presto vanificate , poiché frequentando cattive compagnie si da al contrabbando e finisce in galera ed in più sua madre, Maruzza la Longa, muore di colera. Ma le disgrazie dei Malavoglia non sono ancora giunte al termine, infatti Lia, travolta da uno scandalo, fugge di casa e finisce col diventare una prostituta. Anche Mena a causa delle vicende familiari è costretta a rinunciare al matrimonio con l’amato “compare” Alfio. Infine l’agonia della famiglia Trizzota termina con la morte per malattia di Padron ‘Ntoni. Sarà Alessi a riscattare la casa del nespolo, gesto che non servirà a nulla poiché la famiglia Malavoglia è ormai distrutta.
Temi
I temi principali sono gli affetti familiari e le prime irrequietudini per il benessere (cfr. Prefazione). Come anticipato nella novella Fantasticheria, emerge il cosiddetto ideale dell'ostrica: i personaggi che, tentando di migliorare le proprie condizioni economiche, combattendo una continua lotta per la sopravvivenza (darwinismo sociale), si allontanano dal modello di vita consueto e finiscono male (come 'Ntoni e Lia). Soltanto quelli che si adattano alla loro condizione possono salvarsi (è il caso di Alessi e di Mena)
Personaggi e caratteristiche
Padron 'Ntoni: è il capostipite della famiglia. Si esprime spesso attraverso proverbi e vecchi detti. Secondo lui "Gli uomini sono come le dita di una mano:il dito grosso fa da dito grosso e il dito piccolo fa da dito piccolo";
Zio Crocifisso: detto anche "Campana di legno", è l' usuraio del paese, vecchio e avaro, protagonista di "negozi" e proprietario di barche e case. È zio della Vespa, con la quale si sposerà non per amore, ma per appropriarsi della sua chiusa;
Compare Agostino Piedipapera: sensale di pochi scrupoli, zoppo, immischiato nella vicenda del contrabbando. Si rende responsabile, assieme allo zio Crocifisso, della rovina economica dei Malavoglia, fingendo di acquistare il credito che Padron 'Ntoni deve al vecchio usuraio e poter così far uscire la famiglia dalla casa del nespolo;
La Locca: sorella dello zio Crocifisso, vedova, è una vecchia demente e fuori di senno, che vaga perennemente per il paese alla ricerca del figlio Menico, morto in mare sulla Provvidenza assieme a Bastianazzo ed al carico di lupini;
Alfio Mosca: onesto lavoratore, possiede un asino ed (in seguito) un mulo, ed ha la sua ambizione lavorativa. Si innamora di Mena, che ricambia, ma i due non possono sposarsi perché Alfio è povero, e per convenienza Mena tenterà invece il matrimonio con Brasi Cipolla;
Luca: secondogenito di Bastianazzo e la Longa, è più responsabile di 'Ntoni e degli altri fratelli.
Ambientazione nei luoghi
L'ambientazione è molto importante per lo svolgersi della vicenda: infatti, quello che fa da sfondo al racconto è un paese con attività agricole o marittime di scarsa entità, volte alla sopravvivenza più che all'arricchimento dei privati che le praticano, in linea con un sistema economico arretrato ed antitetico ai precetti borghesi.
Il mondo ad Aci Trezza non cambia, e non cambierà nonostante le vicende dei Malavoglia.
Ambientazione nel tempo
La storia venne ambientata dal 1863 al 1878 circa, però la prima pubblicazione vi fu nel 1881.
La visione pessimistica
Il primo è il senex, il galantuomo, custode della saggezza; si ricordino, a tal proposito, i tantissimi proverbi sciorinati in ogni momento. È possibile ipotizzare che l'autore, attraverso queste manifestazioni della cultura del popolo, esprima il proprio giudizio e le proprie opinioni: egli comunica con il lettore attraverso i detti e le sentenze.
La seconda, la barca, è la fonte di guadagno, simbolo della vita: in essa sono racchiuse le speranze di una buona pesca.
Lo stile
Nello stile di Verga bisogna ricordare la frequenza dei dialoghi. Mescolando il discorso diretto, quello indiretto e il discorso indiretto libero, il Verga assume nella lingua italiana modi tipici del parlato siciliano, avvicinandovisi con intenti veristi. Questo stile narrativo ci permette di identificare i personaggi del romanzo come esseri inseparabili dal proprio paese e dalla propria casa. Contemporaneamente, la coralità del parlato permette allo scrittore di non comparire mai in primo piano con i propri giudizi, lasciando campo libero alle interpretazioni proprie del lettore, posto di fronte ad un fatto oggettivo.
Autore
Giovanni Carmelo Verga (Catania, 2 settembre 1840 – Catania, 27 gennaio 1922) è stato uno scrittore e drammaturgo italiano, considerato il maggior esponente della corrente letteraria del verismo.
Giovanni Carmelo Verga nacque il 2 settembre 1840 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri: fu registrato all'anagrafe di Catania. Il padre, Giovanni Battista Catalano, era di Vizzini, dove la famiglia Verga aveva delle proprietà, e discendeva dal ramo cadetto di una famiglia alla quale appartenevano i baroni di Fontanabianca; la madre si chiamava Caterina Di Mauro e apparteneva ad una famiglia borghese di Catania. Il nonno di Giovanni, come testimonia il De Roberto[2] in un articolo raccolto, insieme a molti altri, in un volume a cura di Carmelo Musumarra, era stato carbonaro e, nel 1812, eletto deputato per Vizzini al primo Parlamento Siciliano.
La lingua
Verga, anche nella lingua, perseguì un'aderenza assai rigorosa ai personaggi e all'ambiente utilizzando il discorso indiretto libero che rendeva bene la tecnica dello straniamento che l'autore usava. Inoltre, Verga fa ampio uso di termini ed espressioni dialettali, persino volgari, per mantenere una forte corrispondenza con il mondo reale.
Il discorso indiretto libero
La narrazione è dominata da una prosa "parlata", intessuta di dialoghi, apparentemente incolore, nella quale si avverte la cadenza dialettale e che fa uso del discorso indiretto libero.
L'uso dei proverbi
L'uso del proverbi, con la sua suggestione di saggezza arcaica, ha la funzione di evocare un mondo mitico ormai morente, edificato e cristallizzato al di là del tempo, ricco di valori e tradizioni, ma anche di pregiudizi e meschinità.
Alla stessa finalità risponde la concatenazione di periodi e capitoli mediante la ripetizione di un termine o di un'espressione, oppure certe formule che individuano i caratteri salienti di un personaggio e che sono espressione di luoghi comuni, fortemente radicati nella mentalità popolare.
Poetica e tecnica narrativa
La poetica di Verga esprime un grande pessimismo, che unisce l'impossibilità dell'elevazione del proprio essere, con quella di tipo economico o sociale: lo troviamo nei Malavoglia, dove la famiglia che vuole elevarsi economicamente finisce letteralmente per disintegrarsi, e in tutte le sue altre opere. Alla base del pessimismo di Verga sta la profonda convinzione che la società moderna sia dominata dal meccanismo della lotta per la vita. Alla fine, Verga ci vuol fare capire che non dobbiamo mai lasciare quello che abbiamo, perché andremmo incontro alla sconfitta: "mai lasciar la strada vecchia per quella nuova".
Genere del Romanzo – Romanzo realista –
La definizione di Romanzo Realista sta ad indicare un romanzo nel quale l’autore rappresenta la realtà a lui contemporanea. Racconta di personaggi vero-simili, su uno sfondo che viene descritto in modo organico, il quale influenza le caratteristiche psicologiche e i comportamenti dei personaggi. In Italia e in Francia, in questo genere prevale un narratore di tipo impersonale.
Voto finale 9/10
Ho dato questo voto a prescindere dal fatto se l’opera mi sia piaciuto o meno, ma ho dato 9/10 per il semplice motivo che l’opera rispecchia in modo ottimale il genere a cui è destinata.
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